Confartigianato Catanzaro

Emergenza lavoro in Italia: Il 48% dei lavoratori introvabile, l’allarme di Confartigianato

La crisi dell’occupazione in Italia è sempre più evidente, con un allarme lanciato dalla Confartigianato che evidenzia la difficile ricerca di lavoratori qualificati. Secondo il rapporto “Alla ricerca del lavoro perduto“, nel 2023 il 48,1% dei lavoratori nelle piccole imprese e addirittura il 55,2% degli artigiani risultano introvabili, segnando un aumento rispetto al 2022.

Le cifre allarmanti mostrano che nel 2023 le imprese italiane non sono riuscite a coprire il 45,1% della manodopera necessaria, equivalente a 2.484.690 posti di lavoro rimasti scoperti, con un incremento del 4,6% rispetto all’anno precedente. La situazione è ancor più grave per le piccole imprese e gli artigiani, che faticano ad assumere rispettivamente il 48,1% e il 55,2% del personale.

Il problema principale, secondo il 58,1% delle PMI italiane, è la scarsità di personale con competenze adeguate, una situazione che ostacola le transizioni ecologiche e digitali. Questo supera i problemi della burocrazia, dell’accesso al credito e della concorrenza sleale.

Le difficoltà maggiori emergono nella ricerca di lavoratori con competenze green e digitali. Nel 2023, le PMI hanno faticato a reperire il 51,9% dei lavoratori con competenze green, mentre per le competenze digitali il 54,9% risultano difficili da trovare. Questo ha un impatto significativo, con costi che Confartigianato stima a 10,2 miliardi di euro in meno di valore aggiunto per le ricerche di manodopera che durano oltre sei mesi.

Il tempo medio per la ricerca di personale è di 3,3 mesi, e per gli operai specializzati, questo periodo può superare un anno. Questa situazione mette a dura prova le finanze delle piccole imprese, che devono affrontare costi elevati durante il processo di ricerca del personale.

Per fronteggiare questa carenza di personale, il 66% dei piccoli imprenditori ha adottato diverse strategie. Un quarto delle aziende ha scelto la collaborazione con le scuole, soprattutto quelle di indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, il 72% dei lavoratori necessari alle piccole imprese richiede un titolo secondario tecnico o con qualifica, un diploma professionale o una laurea nelle discipline scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche (STEM).

Paradossalmente, mentre le aziende lottano per trovare lavoratori, un dato preoccupante emerge: 1.534.000 giovani tra i 25 e i 34 anni in Italia risultano inattivi, pari al 24% della popolazione. L’Italia si trova al primo posto nell’UE per il peso dei giovani inattivi, con una percentuale quasi doppia rispetto agli altri grandi paesi europei.

Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, sottolinea la necessità di intervenire a livello scolastico, promuovendo una “cultura del lavoro” che integri sapere e saper fare. Granelli sostiene che iniziative come il Liceo del Made in Italy e i nuovi percorsi di formazione professionale promossi dal governo sono positivi, ma devono essere potenziati con una maggiore formazione tecnico-pratica e il coinvolgimento diretto degli imprenditori nel ruolo di formatori.

In un contesto in cui la mancanza di personale qualificato rappresenta una sfida crescente, la cooperazione tra settore educativo e imprenditoriale potrebbe essere la chiave per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro in Italia.

Scrivi una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati *